sabato 31 luglio 2010

Qui si venera l'aquilotto.

Non ce la faccio.
Vorrei estraniarmi e fregarmene.
Ma non si può.
L'aquilotto mi chiama.
Non la Cavese, da sempre strumento usato da troppi farabutti per farsi facile pubblicità.
Non Cava, paese sprofondato in una pochezza umana e in un degrado civile da far invidia alla peggiore periferia foggiana.
Ma l'aquilotto.
Come l'aquilotto?
In che senso?
I miei lettori più siderurgicamente dotati hanno già capito.
Il simbolo, il Karma, il vento...
L'aria che le sue ali muovono non si è ancora fermata.
Malgrado il putridume che lo assedia.
Malgrado le mediocrità che lo intossicano.
Malgrado i piccoli affaristi che cercano di chiuderlo in una gabbia e farlo diventare un'attrazione da circo ovviamente a pagamento.
Lui, l'aquilotto, vola troppo alto per loro.
E quest'anno già si sente che l'aria si sta autopurificando.
Dopo anni di medioevo calcistico, morale e umano stiamo riguadagnando quota.
C'è un sentimento che ci renderà di nuovo tutti uniti:calciatori, tifosi e...aquilotto.
Ma ciò senza dimenticare l'esperienza del recente passato.
I veleni, i pettegolezzi, i piccoli opportunismi che il pallone da sempre attira.
Toglietevi di mezzo!!
Chi sogna la maglia blu per apparecchiare la tavola o per mania di protagonismo, se ne vada a farsi fottere!!
Chi la segue perchè non riesce a farne a meno si unisca a noi.
E con noi rimanga a venerare l'aquilotto!!